STORIA DI PESCARA – cap. 4: L’800
La storia di Pescara è poco conosciuta ed alcuni momenti del passato sono ancora avvolti nell'oscurità. Le origini della città sono antiche e legate alla posizione geograficamente favorevole come raccordo delle vie di comunicazione tra l'antica Roma e l'area dell'Adriatico.
Nel 1814 Pescara fu tra le città protagoniste dei moti carbonari contro Gioacchino Murat, re di Napoli. La scelta di dare luogo all'insurrezione proprio a Pescara era dovuta all'intenzione dei rivoltosi sia di conquistare la fortezza, che aveva una grande importanza strategica, sia di conquistare il bagno penale per poter liberare i tanti patrioti ivi rinchiusi. Il Quieti, nel suo "Pescara antica città", afferma che fu a Pescara e non a Rimini che Murat firmò, il 12 maggio del 1815, la prima delle costituzioni italiane del Risorgimento.
A seguito della caduta di Murat, alla rivolta dei carbonari seguì la durissima repressione borbonica: infatti, l'esercito borbonico intervenne con un imponente schieramento di forze contro cui i carbonari abruzzesi nulla poterono. Da allora, la repressione fu simboleggiata dal bagno penale di Pescara. Si trattava di un carcere tristemente famoso per le condizioni disumane con cui venivano trattati i detenuti, in buona parte patrioti abruzzesi: drammatica fu l'alluvione dell'ottobre del 1853 che investì il carcere causando la morte per annegamento degli internati del bagno penale. Tra coloro che furono rinchiusi in quello che veniva chiamato il "sepolcro dei vivi" vi fu anche Clemente De Caesaris, una figura centrale del risorgimento meridionale, che, liberato per ordine di Giuseppe Garibaldi, prese possesso, nel 1860, della città e della fortezza. Nello stesso anno, Vittorio Emanuele II, in viaggio per l'incontro di Teano con Giuseppe Garibaldi, giunse a Castellamare e fu ospitato nel villino Coppa. Il giorno dopo entrò a cavallo a Pescara per osservare la Piazza, circondato dalla popolazione festante. Vide gli armamenti, salì e si fermò sul Bastione "Bandiera" che era il più esposto (nei pressi dell'attuale Ponte Risorgimento), da cui si dominava il territorio dell'attuale città, e rivoltosi all'abate De Marinis che gli stava a fianco disse queste precise parole: "Oh che bel sito per una grande città...". Questo è il racconto pubblicato dal testimone oculare Marchese Francesco Farina il 26 dicembre 1906 (Biblioteca Prov. di Pescara, titolo "Ricordi di Pescara nell'anno 1860").
Castellammare e Pescara appartenevano, rispettivamente, alla provincia di Teramo e a quella di Chieti.
La fine del secolo fu fortemente caratterizzata dalla presenza politica e culturale di Leopoldo Muzii, personaggio controverso ma di grande carisma e peso decisionale, il quale, da sindaco della città di Castellammare Adriatico, fece approvare nel 1882 il primo piano regolatore. Fu un momento molto importante per l'evoluzione urbanistica e culturale di Pescara, in quanto fu il primo forte tentativo di attenuare il disordine urbanistico e, soprattutto, di limitare le ambizioni dei privati rispetto agli interessi pubblici. Il risultato concreto della politica di Muzii fu la costruzione di un nuovo acquedotto, di strade nuove, la creazione delle prime linee di illuminazione pubblica. Nello stesso periodo fu completato e potenziato il porto canale. In questa fase, la città crebbe vivendo di commercio e di turismo, facilitati dalla presenza della stazione ferroviaria e dal ridente e scanzonato aspetto e tenore di vita della cittadina, divenuta nel frattempo famosa come colonia balneare. Al di la di queste attività, erano poche le iniziative economiche di altro genere.
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