STORIA DI PESCARA – cap. 3: DAI BORBONI ALLA DIVISIONE DEL BORGO


La storia di Pescara è poco conosciuta ed alcuni momenti del passato sono ancora avvolti nell'oscurità. Le origini della città sono antiche e legate alla posizione geograficamente favorevole come raccordo delle vie di comunicazione tra l'antica Roma e l'area dell'Adriatico. 



Con la stabilizzazione del potere politico, comincia un nuovo e fiorente periodo della storia della città, soprattutto per la sua posizione strategica. Il duca d'AlbaFernando Álvarez de Toledo, viceré di Filippo II di Napoli, decise di accrescere le difese marittime e terrestri della cittadina attraverso la realizzazione della grandefortezza, di una torre e di un castello. Oggi, di questa imponente struttura, resta in piedi solamente la caserma borbonica col Bagno Penale- attualmente sede delMuseo delle Genti d'Abruzzo dedicato alle testimonianze storiche della presenza dell'uomo nella regione a partire dal Paleolitico. Nel 1566, la fortezza fu oggetto di un terribile assalto portato dalle 105 galee dell'ammiraglio ottomano Piyale Pascià. Ma la fortezza non fu presa, anche per il decisivo contributo del valoroso condottiero, Giovan Girolamo II Acquaviva d'Aragona, duca di Atri, il quale organizzò la resistenza del bastione e respinse gli attacchi costringendo gli aggressori alla fuga. Questi si accanirono, allora, contro Francavilla, Ortona e Vasto che subirono distruzioni e saccheggi.

Agli inizi del Settecento Pescara contava circa tremila abitanti. Era stata istituita la Università di Pescara che comprendeva anche "Villa del Fuoco",Fontanelle, Villa Castellamare e altre zone che corrispondevano all'attuale terriotorio comunale. L'Università era governata da un Camerlengo: tale assetto amministrativo durò per tutto il Settecento.
La fortezza fu ancora oggetto di tentativi di conquista. Nel 1707 fu attaccata dagli austriaci del conte Wallis e, a difenderla, c'era un altro Acquaviva duca di Atri,Giovanni Girolamo II, che resistette eroicamente per due mesi prima di capitolare. Il Regno di Napoli e la cittadina di Pescara passano agli austriaci, ma già nel 1734, la fortezza viene nuovamente assediata dagli spagnoli di Carlo di Borbone e, dopo una cruenta battaglia, cede alle truppe comandate dal duca di Castropignano.
Con l'avvento della Repubblica francese, la fortezza di Pescara è conquistata, nel dicembre del 1798, senza spargimento di sangue, dal Generale Duhesme ed inizia così la breve stagione della Repubblica Napoletana (1798-1799). Al suo arrivo a Pescara, il generale Duhesme aveva organizzato la sua legione nominandone a capo il cittadino Ettore Carafa conte di Ruvo, protagonista della Repubblica Napoletana assieme al pescarese Gabriele Manthoné, il quale organizzò la resistenza alla reazione borbonica del 1799. L'ennesimo assedio alla fortezza fu vittoriosamente portato a termine da Giuseppe Pronio detto il Fra Diavolo abruzzese, agli ordini del cardinale Fabrizio Ruffo fedele ai Borbone. Nei primi anni del 1800 Pescara venne occupata nuovamente dai francesi e costituì un importante bastione militare del regno di Giuseppe Bonaparte.

Intanto, nel 1807 Castellammare, sulla sponda nord del fiume (che allora contava circa 1500 abitanti), diventa comune autonomo aggregato al circondario di Città Sant'Angelo. La scelta della separazione fu conseguenza di una discordia storica tra le due sponde del fiume e rispondeva alla riforma amministrativa del Regno voluta da Giuseppe Bonaparte, che dopo la legge 132 dell'8 agosto 1806 "sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno", con la successiva legge 211 del 18 ottobre 1806 ordinava la formazione dei decurionati e consigli provinciali e distrettuali e la sostituzione della figura del Camerlengo con quella del Sindaco. La divisione fu problematica, soprattutto perché il nuovo comune di Castellammare (sponda settentrionale del fiume) non intendeva farsi carico di nessuno dei debiti della vecchia amministrazione dell'Università di Pescara; inoltre, si creò un problema di immagine per il comune di Pescara (sponda meridionale del fiume), che ospitava una intera guarnigione dell'esercito e che, allo stesso tempo, si vedeva comprimere il proprio ruolo a livello locale: per questi motivi il comune di Pescara spingeva per la riunificazione dei due comuni. Una comunicazione del Ministero dell'Interno del Regno del 17 gennaio1810, negò tale possibilità e ciò costrinse i due comuni a trovare un accordo sulla ripartizione dei debiti (1811). Ma la rivalità rimase molto accesa, tanto che ci sono testimonianze di interventi della guarnigione militare per evitare la degenerazione delle scaramucce in vere e proprie battaglie.

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